Fare Teatro: recitazione, regia e dietro le quinte

SamuelMaverickZucchiati.Regista

Fare Teatro è la malsana idea che ad un certo punto viene alle persone quando incontrano la scena.
Non importa se incontrano il Teatro co la recitazione, con la regia, dietro le quinte o in platea. Appena cominciamo a pensare che forse, malauguratamente, insensatamente potremmo lavorare nel mondo del teatro difficilmente ci libereremo di questo pensiero.

Riuscire a fare l’attore, il regista o una delle decine di figure professionali che ruotano attorno alla scena è un percorso non necessariamente lineare. Non si tratta di un percorso standard o necessariamente di una certificazione finale. In questo breve articolo vorrei affrontare pochi punti e in maniera confusa per rendere più complesso e ricco lo sguardo sul percorso che porta a praticare il teatro come registi, attori, tecnici e artigiani dello spettacolo.

Le Officine Teatrali sono un centro di produzione teatrale e una Scuola di Teatro (Scuola dei Mestieri dello Spettacolo). Facciamo spettacoli, corsi di teatro, organizziamo festival e ci occupiamo di tutte le facce di questo mestiere. La recitazione è solo uno degli aspetti. Il più delle volte, a meno che non abbiate una produzione molto ricca alle spalle che finanzia i vostri progetti fin dal vostro esordio (immagino che abbiate un talento straordinario o genitori straordinariamente ricchi), le prime messe in scena saranno curata da voi in tutti i loro aspetti: recitazione, regia, costumi, luci, audio, organizzazione, marketing e chi-più-ne-ha-più-ne-metta.

Pensavi bastasse semplicemente saper recitare? (lunga grassa risata) Mi spiace. Non è così.
Immaginiamo quale potrebbe essere la cassetta degli attrezzi di chi voglia fare l’attore, il regista o in genere praticare la professione teatrale.

RECITARE

Che tu creda di avere talento o meno, partire nel teatro vuol dire scegliere il proprio percorso di formazione.
Essenzialmente è formazione pratica, ma accompagnare con lo studio di tanti libri permette all’attore e all’attrice di andare oltre se stessi, oltre i propri maestri e avvicinarsi a quella capacità dell’artista di saper leggere la realtà con anticipo o di sintetizzarla in immagini vivide e senza tempo.
Da dove partire?
Da un’accademia, per esempio. Ce ne sono tante, sia pubbliche che private, gratuite o a pagamento, legate a filosofie particolari o meno.
Al percorso “classico” possiamo preferire imparare direttamente sul campo cominciando da piccoli ruoli in compagnie affermate e strutturate.
Come terza opzione (anche se è praticabile contemporaneamente alle altre due) potreste seguire tanti piccoli corsi con cadenza settimanale, workshop e seminari di varia durata con artisti e professionisti di alto livello. Questi ultimi sono esperienze straordinarie, che magari durano pochi giorni o al massimo qualche settimana e ti cambiano i connotati. Entri che non conosci nessuno ed esci che non conosci nemmeno te stesso. Esperienze che pongono molte domande e sopratutto permettono di creare la tua rete di contatti: sì, un aspetto fondamentale della professionalità è la rete professionale.

In sostanza non è importante seguire un corso “certificato” e allo stesso tempo non sto dicendo che i corsi delle piccole scuole di teatro di provincia siano preferibili. È un cruccio a cui siamo tutti abituati: non necessariamente la qualità della formazione e “titoli” dell’insegnante sono correlati. Anzi, non è difficile trovare formatori con titoli accademici con scarsissime competenze da insegnanti oppure insegnanti improvvisati che insegnano ciò che non conoscono.

Ne parleremo a breve quando parleremo dell’INSEGNARE TEATRO.

SCRIVERE

La scrittura, in particolare quella drammaturgica, è un’arte che attori e attrici è bene che conoscano. Perché? Il primo perché è piuttosto banale: per scrivere i propri testi e occuparsi delle proprie riscritture. In verità la conoscenza della scrittura, anche se non in maniera profonda, è un fondamentale aiuto all’attore per la capacità della drammaturgia di:

  1. sintetizzare in azioni concrete gli avvenimenti
  2. individuare l’architettura della storia, la struttura degli accadimenti e le dinamiche relazionali tra i personaggi

Scrivere è anche un modo per conoscersi, per esplorare il proprio mondo interiore e porsi domande importanti rispetto alle tematiche di interesse: perché questo tema riguarda noi (politica) e perché riguarda proprio me (personale). Se svolgendo la funzione recitativa daremo corpo e voce alle parole scritte ed essere protagonisti del passaggio dalla pagina alla scena, allora comprendere i meccanismi della scrittura potrà dare una spinta in più al processo in cui si è coinvolti.

Si può imparare a scrivere? Sì, non per nulla nelle Officine Teatrali è nata una vera e propria Scuola di Scrittura con Giulia Viola Pacilli come Direttrice Didattica. Tuttavia non si impara solo attraverso corsi, seppur squisitamente pratici, ma anche vedendo spettacoli, leggendo testi teatrali o non teatrali, guardando film, ascoltando canzoni. L’unica cosa che è importante sottolineare in questo breve riferimento all’arte della scrittura è che scrivere non può essere solo per sé: è un atto rivolto anche verso gli altri. Il rischio della mancanza del riferimento esterno è che si trasformi la scrittura in una terapia che, anche se è una sua possibile funzione, non stiamo parlando di questo.

REGIA

Un po’ è come quando si parlava della scrittura. Il motivo più banale per cui interessarsi di regia è che capiterà almeno una volta di occuparsi della propria regia, ma non è solo questo. Il fatto è che sfortunatamente con la regia dovrete sempre avere a che fare, anche se fortunatamente non dovrete sempre avere a che fare con i registi.
La regia è un’arte nata relativamente da poco. Diciamo che se paragonassimo la storia del teatro al quadrante di un orologio, il regista è quel tizio che è entrato nella stanza negli ultimi 5 minuti. All’inizio si trattava di quello che teneva i conti, che organizzava la logistica e supportava nell’organizzazione teatrale. Poi è diventata la persona al centro del processo di produzione artistica e nel ‘900 sembra essersi diffusa l’idea che senza il/la regista non è possibile far teatro. Di fatto è uno sguardo necessario per evitare di cadere nelle semplificazioni o di scoprire la fantomatica “acqua calda” in scena.
Fare il regista è una faccenda sporca. Si tratta di avere a che fare con gli altri esseri umani che gravitano attorno allo spettacolo, primi fra tutti attori e attrici, ma anche costumisti, sceneggiatori, light designer, fonici… insomma tutte persone con una certa sensibilità e un’intelligenza specifica. Da un lato al regista non conviene comportarsi come un dittatore e nemmeno creare un ambiente lassista o autogestito.
La regia è strettamente connessa alla pedagogia, al counseling, alla consulenza, al coaching. Il suo stile dovrebbe essere abbastanza flessibile perché il rischio è che:

  • Se troppo direttivo rischia di diventare autoritarismo.
  • Se si assume un modo un po’ capzioso di persuadere si sfocia nella manipolazione.
  • Se rendi sempre tutti partecipi si avvia un processo di assemblearismo che produce riunioni su riunioni e lavori a tavolino interminabili
  • Se si delega senza controllo si cade nel lassismo
Bozzetti di regia

Con la stessa attrice o lo stesso attore nell’arco della stessa giornata di prove è possibile essere direttivi, persuasivi, partecipativi oppure deleganti. Le coerenze o le incoerenze che si potrebbero generare vanno ricercate soprattutto considerando il livello di maturità (psicologica e professionale) degli interlocutori. In pratica una regia “situazionale”.
La chiave che permette di essere un regista e non un semplice “direttore di scena”? Il regista riesce a controllare il proprio istinto e ad interpretare lo stile più coerente nelle diverse situazioni che incontra. Il regista è quindi flessibile, conosce se stesso, il proprio mondo interno e non riversa le proprie paturnie psico-affettive e politico-relazionali sui propri collaboratori, sugli attori o peggio sullo spettatore.

Infine il regista è spesso un intellettuale, un fine conoscitore del testo, della storia e dell’attualità. Questa sua poliedricità lo porta spesso ad essere visto come Maestro, con la M maiuscola. Quando questo accade, per lui o lei è l’inizio della fine.

I MESTIERI

Attorno alla scena girano una caterva di professionalità e alcune le abbiamo già elencate: dal costumista all’esperto luci, dal macchinista alla fonico, dal dramaturg allo sceneggiatore. Insomma molti “tecnici” che concorrono alla realizzazione dello spettacolo. Se pensiamo a EXODUS della compagnia No Gravity, abbiamo davanti uno spettacolo di sculpture dance e physical theatre. Il corpo dei danzatori è sicuramente al centro ma le illusioni sceniche sono a capo di tecnici dai quali è dipeso il risultato finale.
Non è solo del regista il compito di coordinarsi con gli altri mestieri dello spettacolo, anzi, è in mano anche agli attori e i danzatori la buona riuscita della collaborazione. Lo spirito di squadra non è accessorio, bensì fatale.

Exodus, lo spettacolo dei danzatori acrobati NoGravity al Teatro Menotti di Milano

INSEGNARE

Sto per dire qualcosa di blasfemo e per questo perderò la stima di molti di voi: la regola “si insegna ciò che si sa” non è così ferrea. Ecco. L’ho detto. Spesso si insegna qualcosa che si sta imparando a nostra volta. Non avete idea di quanti freschi diplomati di accademia teatrale si cimentano nell’insegnamento nonostante non abbiano ancora accumulato nessuna pratica. Come anche attori, attrici e chi gioca il ruolo della regia da anni in diverse compagnie che insegnano in laboratori e percorsi formativi senza aver mai frequentato corsi o accademie a loro volta. Si improvvisano insegnanti sia i primi che gli altri e questo non comporta obbligatoriamente ne un buon risultato ne uno pessimo.

Essere formatori è una cosa a parte. Va ben oltre il conoscere l’oggetto dell’insegnamento. Un buon formatore riuscirebbe a insegnare qualsiasi argomento a prescindere dalla sua esperienza diretta. Insegnare infatti è un’arte a se stante, fatta di tecniche e competenze specifiche. Dunque puoi metterti a insegnare se non sei competente della tua materia, puoi insegnare teatro se di esperienza come attore ne hai poca o nessuna. Il fatto di accumulare l’esperienza necessaria a testare in prima persona quello che insegni o anche il fatto di elaborare teoricamente e concettualmente le tue conoscenze così da trasmetterle in modo coerente e solido, beh questa è una questione di onestà nei confronti dei tuoi allievi.
Lo so che molti di voi non si troveranno d’accordo ma preferisco partire dalla realtà dei fatti. La fauna di insegnanti e formatori è varia e ci sono attori bravissimi che tengono corsi di recitazione senza sapere insegnare, come anche ottimi insegnanti che sono pessimi attori.

Concludo su questo argomento che l’insegnamento è una di quelle cose che prima o poi tutti sono tentati di fare, per il semplice motivo che per “arrotondare” il proprio stipendio (vedi: farlo arrivare a un minimo dignitoso) è necessario spendersi anche in questa funzione. L’importante è che se e quando si decide di iniziare a insegnare teatro, visto che si comincerà da zero sia che si venga dall’accademia sia da 20 anni di esperienza a calcar il palcoscenico, si tenga sempre presente che l’insegnante perfetto non esiste. L’essenziale è continuare a formarsi, farsi domande sia sul proprio metodo, su di sé e le proprie decisioni. Se poi accompagnate questo con uno studio delle basi pedagogiche, sociologiche e psicologiche della formazione… beh, come si dice in questi casi “fa brodo”.

L’unica cosa che vi chiedo: non fate che sia un RIPIEGO. Che non sia un “volevo fare l’attore e intanto faccio l’insegnante anche se non mi frega nulla di insegnare”. Non deve essere qualcosa che fate nel tempo libero, perché insegnare teatro è una responsabilità, specie se gli allievi sono giovani.

CONCLUSIONI

Per fare teatro si può entrare dalla porta principale oppure da quella di servizio, intraprendere il percorso più breve e diretto o quello più lungo. Possiamo puntare sul fare esclusivamente l’attore o l’attrice oppure il regista, il drammaturgo, il tecnico o specializzarsi in una delle maestranze del palcoscenico. Potremmo altresì interessarci a più di una tra queste professioni per comprenderle e dialogare con queste, come anche svolgerle contemporaneamente per avere più entrate o comunque completarle vicendevolmente.

Samuel Maverick Zucchiati
Formatore, regista e consulente
Scuola di Teatro e Scuola di Scrittura Officine Teatrali

Vorresti offrirci un confronto? Contattaci o segui le Officine Teatrali, Scuola dei Mestieri dello Spettacolo, su Facebook.

Fare Teatro: recitazione, regia e dietro le quinte

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna su